Ultima modifica: 16 Maggio 2019
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Carlo Alberto Dalla Chiesa

Carlo Alberto Dalla Chiesa nacque a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 27 settembre 1920. Figlio di un generale dei Carabinieri, si laureò in Giurisprudenza e successivamente in Scienze politiche, entrò nell’Arma durante la Seconda Guerra Mondiale e partecipò alla Resistenza.
Dopo la guerra combatté il banditismo in Campania e in Sicilia e tra il 1966-1973, diventato comandante della legione Carabinieri di Palermo, indagò su COSA NOSTRA. Divenuto generale di brigata a Torino dal 1973 al 1977, fu protagonista della lotta contro le Brigate Rosse; fu lui a fondare il Nucleo Speciale Antiterrorismo, “il nucleo speciale di polizia giudiziaria”, attivo tra il 1974 e il 1976.

Promosso generale di divisione, fu nominato nel 1978 Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta contro il terrorismo, con poteri speciali. Dal 1979 al 1981 comandò la Divisione Pastrengo a Milano.
Nel 1982 venne nominato prefetto di Palermo con l’intento di ottenere contro Cosa nostra gli stessi importanti risultati ottenuti nella lotta al terrorismo.
Dalla Chiesa, secondo il giornalista Mino Pecorelli, direttore del giornale “Osservatore Politico”, anch’esso ucciso dalla mafia, era a conoscenza di importanti informazioni relative a responsabilità politiche sul sequestro Moro e per questo sentenziò che sarebbe stato ucciso, cosa che avverrà un anno dopo in un presunto patto tra mafia e politica.
Nell’agosto del 1982, poco prima di essere ucciso, il generale rilasciò un’intervista a Giorgio Bocca, in cui dichiarò ancora una volta la carenza di sostegno e di mezzi, necessari per la lotta alla mafia e per far sentire la presenza massiccia delle forze dell’ordine.
Alle ore 21:15 del 3 settembre 1982 la A112 sulla quale viaggiava il prefetto, guidata dalla moglie, fu affiancata in via Carini a Palermo da una BMW, dalla quale partirono alcune raffiche di Kalashnikov AK-47, che uccisero il prefetto e la moglie. Nello stesso momento l’auto con a bordo l’autista e agente di scorta, Domenico Russo, che seguiva la vettura del Prefetto, veniva affiancata da una motocicletta, dalla quale partì un’altra micidiale raffica, che ferì gravemente Russo, il quale morì dopo 12 giorni all’ospedale di Palermo.
Per i tre omicidi sono stati condannati all’ergastolo come mandanti i vertici di Cosa Nostra: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci.
I suoi funerali si tennero nella chiesa di San Domenico a Palermo dove una grande folla protestò contro le presenze politiche, accusandole di avere lasciato solo il generale. Vi furono attimi di tensione tra la folla e le autorità, sottoposte a lanci di monetine e insulti al limite dell’aggressione fisica.
Oggi la sua tomba è situata nel Cimitero della Villetta a Parma.

         

 

A cura della classe 3E

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